Intervista al presidente Luca Mazzolino al settimanale diocesano “Il Cittadino”
Luca appena nominato presidente diocesano dell’Azione Cattolica. Partiamo da emozioni e sensazioni dopo questa nomina. Come ti senti?
Felice e fiducioso! Ho accolto con gioia la nomina a Presidente, sono grato a Sua Eminenza e all’associazione tutta per la fiducia accordatami.
Inizia per me una nuova esperienza nel servire la Chiesa attraverso l’associazione che mi ha aiutato a crescere fin da bambino. Grazie alle esperienze in AC ho conosciuto mia moglie e con lei, già da fidanzati, abbiamo accompagnato l’allora gruppo giovani parrocchiale. Mai avrei immaginato un giorno di essere chiamato a svolgere questo servizio, è proprio vero che non bisogna porre limiti alla Provvidenza e confidare nel futuro con fiduciosa speranza. Sono certo, e ho già sperimentato in questi primi giorni di incontri, della generosa disponibilità di tanti che si spendono per l’associazione e più in generale per la Chiesa.
Chiedo un po’ di pazienza a tutti, in questo inizio di mandato vorrei conoscere meglio le diverse realtà dell’AC, dal Centro Diocesano fino ai gruppi parrocchiali.
Si prospetta un triennio denso di appuntamenti: innanzitutto il sinodo dei giovani, come vivere la preparazione a questo importante appuntamento? Il 2018 sarà anche l’anniversario dei 150 anni, una storia destinata a continuare a lungo.
Dopo il sinodo della famiglia, Papa Francesco ora si rivolge ai giovani, con una lettera, e dice loro che la Chiesa vuole ascoltarli. Che bello! L’ascolto è un elemento essenziale della relazione e il Santo Padre ci insegna continuamente questo approccio evangelico “Gesù li ascoltava”. E’ un invito che il Papa fa ad ogni giovane: “Fate sentire il vostro grido, lasciatelo risuonare nelle comunità e fatelo giungere ai pastori”. Tutti i giovani devono sentirsi coinvolti, è l’occasione per “uscire” allo scoperto e rispondere all’amore del Papa, “vi porto nel cuore”, con generosità. Ispirati a Maria “una giovane come voi a cui Dio ha rivolto il Suo sguardo amorevole, perché vi prenda per mano e vi guidi alla gioia di un «Eccomi» pieno e generoso”. I giovani di AC sanno quanto sia importante il loro sì sull’esempio di Maria e ogni anno lo ripetono con l’adesione nel giorno dell’Immacolata. Un sì che è anche preceduto dal timore come lo è stato il sì di Maria “come è possibile?”. Maria, prima di dire “Eccomi”, si è posta una domanda, ha pensato. Il nostro Arcivescovo Card. Angelo Bagnasco all’Assemblea Diocesana ha richiamato l’attenzione dell’AC verso i giovani, affinché li aiuti a “pensare all’essenziale, mettendosi in ascolto del desiderio di felicità, di pienezza, del tutto, del per sempre”; aiutare i giovani ad “essere persone libere, perché pensano nella Verità”. Lottando contro le distrazioni continue date dal “essere sempre connessi”, che ci portano ad essere occupati e quindi a non pensare.
L’anniversario dei 150 anni, che hanno attraversato quasi tutta la storia del nostro paese, non deve essere solo una ricorrenza, ma deve essere l’occasione proprio per pensare a cosa deve fare l’AC oggi e in che modo realizzarlo. Sull’esempio della Chiesa in uscita, domandarci come può essere un’AC in uscita.
La Chiesa Italiana ormai 7 anni fa ha indetto per il decennio 2010-2020 il tema dell’educazione, e all’interno di questi anni la diocesi ha coinvolto molti ambiti di vita: il prossimo sarà la scuola. Quale può essere l’impegno dell’Azione Cattolica verso questo ambito, cruciale per l’educazione dei più giovani?
Quanti di Ac sono coinvolti nella scuola! Gli studenti, gli insegnanti, i genitori. Dobbiamo essere una presenza sempre più attiva, partecipando e sostenendo le iniziative della Diocesi, e sentendoci tutti “immischiati” perché la scuola è il primo soggetto coinvolto, dopo la famiglia, nell’educazione dei nostri figli (quante ore passano i nostri figli a scuola e quante in famiglia?) e l’impegno educativo è uno degli aspetti centrali della nostra associazione.
Infine ti chiediamo due parole chiave con le quali desideri guidare l’associazione in questi tre anni.
Senza molta fantasia dico: Azione e Cattolica. Azione intesa come l’agire, il muoversi, l’essere in cammino. Un cammino che è una relazione che ciascuno di noi vive in due dimensioni: con Dio e coi fratelli. Con Dio: come ci ha ricordato il Vescovo Ausiliare Mons. Nicolò Anselmi, in occasione del ritiro adulti, “Gesù è dentro di noi e noi siamo delle presenze viventi di Gesù” e questa presenza va coltivata con la grazia dei Sacramenti. Coi fratelli: secondo lo stile evangelico richiamato continuamente da Papa Francesco “Gesù lo guardò e lo amò” siamo chiamati prima ad incontrare l’altro fisicamente (lo guardò) e poi a prendercene cura (lo amò). Fratellanza vuol dire prendersi cura del proprio fratello, essere responsabile dell’altro. E questo fatto porta come conseguenza un impegno, che non deve essere solo (per quanto fondamentale!) l’impegno “in parrocchia”, ma deve essere presenza attiva (e non di sola testimonianza) nella società, nel lavoro, nella cultura, nelle istituzioni. Un impegno che deve essere qualificato e migliorato continuamente attraverso la formazione. Un’AC in uscita: ognuno di noi provi, come suggerito dal nostro Arcivescovo sempre all’Assemblea Diocesana, a portare un amico in associazione.
Cattolica innanzitutto come Chiesa, di cui ognuno di noi è parte e a cui aderiamo nella Sua dottrina e attraverso il magistero del nostro Vescovo. Per connotare il nostro impegno e la nostra formazione: sull’esempio di Cristo, dalla parte del più debole e indifeso, sapendo partecipare alla Sua croce nella speranza della Risurrezione.
In questi tre anni auguro a tutti noi di AC di conoscerci di più, di sentirci corresponsabili e occuparci gli uni degli altri, calati ognuno nella propria realtà, vivendo con una particolare attenzione il cammino proposto dalla nostra Chiesa locale che è la Diocesi.