Sabato 3 febbraio, ore 14.30, Parrocchia di San Pietro di Quinto. Poso lo sguardo sulla moltitudine di bambini e ragazzi che si stanno ritrovando qui. Un gran vociare allegro e disordinato riempie l’aria, mentre aspettiamo l’inizio della Festa della Pace: parlano e ridono, qualcuno tira a canestro, molti giocano a Chi ha paura dello sparviero. Mi giro intorno: sono – siamo – in tanti. Un pensiero mi attraversa la mente e porta con sé una gratitudine e uno stupore che mi scendono nel cuore: so che sparse per le parrocchie della città si stanno riunendo altre moltitudini simili a questa.
Saprò poi i numeri, e davvero siamo un piccolo grande popolo: in totale quasi 800 ragazzi sparsi tra la Santissima Annunziata di Pedemonte, S. Giorgio di Bavari, N. S. della Provvidenza, S. Rocco di Prà e S. Pietro di Quinto. Il tutto senza contare educatori e sacerdoti. È bello sapersi tutti insieme, noi di ACR, e insieme per Te, Signore!
Dopo l’accoglienza siamo introdotti con la scenetta al tema proposto dall’Azione Cattolica nazionale per la festa della Pace di quest’anno, La Pace in Testa: ci mettiamo alla scuola di san Francesco che ci chiede di prenderci cura del creato affidatoci da Dio, e di essere Suoi operatori di pace. Successivamente, allora, le squadre – a due a due – si sfidano in diversi punti gioco che hanno l’obiettivo di far riflettere sul grande dono che Dio ci ha fatto in tutte le cose: il cielo e la terra, la notte e il giorno, tutti gli animali. Poi, in un ultimo stand, tutte le squadre si affrontano insieme per ragionare su come noi possiamo portare la Pace là dove siamo. Infine, la Festa si chiude con un momento di preghiera per coronare il nostro giocare e riflettere, ed affidare tutto al Signore con le parole del Cantico e della Preghiera Semplice di san Francesco.
Tutta la festa vuole sviluppare, nei suoi momenti, il tema di partenza. Avere La Pace in Testa significa avere sempre la pace davanti agli occhi, per far sì che si realizzi. Significa sapere che la Pace Vera non è qualcosa (e tantomeno qualcosa che otteniamo con le nostre forze) ma è qualcuno, anzi, Qualcuno che ci è venuto e ci viene incontro. Significa sapere, allora, che il nostro vivere nel mondo dev’essere rivolto a quel Qualcuno per fare la Sua volontà. Significa sapere che solo noi, infatti, culmine della Creazione, unica creatura fatta a immagine e somiglianza del Creatore, possiamo ricondurre a Cristo tutte le cose (Cfr. Ef 1,10).
Federico Pontiggia – Responsabile Zonale ACR per il Levante