C’ era una volta, in una Diocesi lontana lontana, una Veglia di Adesione molto partecipata e desiderata.
Ma che dico! Non era una volta, e non era una Diocesi lontana lontana. Qui mica si raccontano (solo) favole di tempi passati!
Se questa storia, vera, la dovessimo raccontare, sarebbe molto bello! Tutto partirebbe da una proposta: un’apericena nel Chiostro delle Vigne, riprendendo una tradizione nuova: tutti insieme per mangiare, ballare, confrontarsi, parlare, aiutarsi. Ci sarebbe una descrizione briosa dell’organizzazione, del grande meccanismo che ha coinvolto Giovanissimi, Giovani e Adulti, in questo spettacolare evento.
Non potrebbe mancare un grandissimo ringraziamento a don Giovanni che ci ha accolti a braccia aperte; ai cuochi, valorosi e volontari, che hanno superato ogni avversità e hanno sfornato delle pappardelle sorprendenti e altre meraviglie culinarie; e anche i giovani che appena arrivati al Chiostro hanno deciso di dare una mano a scaricare viveri e altre scorte! Si lascerebbero intendere numerose avventure che riguardano un carrello, un fornello, un olio molto tenace, una scatola di sale e una pentola in un supermercato.
Poi si arriverebbe al grande momento della festa, come al ballo in una reggia. Ritrovarsi in tanti, tantissimi, oltre duecento, con chissà quante storie. Incontrarsi, conoscersi e riconoscersi, dialogare. E mangiare. Ma il tempo passa in fretta, ed ecco che si attraversa il vicolo, e si entra nella Basilica delle Vigne che don Giovanni ci fa sentire come una casa.
Il racconto qui si dovrebbe fare commosso, perché la Basilica è bella, piena, i posti a sedere sono finiti, e l’orchestra è dolce, armonica. I canti sono gentili, accompagnati e guidati dalle fiere chitarre e un sassofono di tutto rispetto. La Veglia si compone dei suoi momenti: i ragazzi di ACR presentano i loro sogni, i loro progetti per rendere i luoghi della quotidianità più belli; i Giovani e gli Adulti guidano le riflessioni.
Gli Assistenti, don Francesco e don Claudio, aiutati dai Seminaristi, portano tra noi Dio. Prima si legge il Vangelo che ci accompagnerà in questo anno, don Claudio commenta.
Il passo del Vangelo è quello dell’Emorroissa, una donna che, sommersa nella grandissima folla, tocca le vesti di Gesù. E Gesù si volge verso di lei. Ci sprona a questo don Claudio, non tanto a contarci, ma a considerarci, a conoscere le nostre storie. Quanti siamo, certo. Ma soprattutto chi siamo!
Inizia l’Adorazione, Don Francesco espone il Santissimo, la Basilica aderisce a Cristo. Aderire significa avvicinarsi e rimanere vicini, per farlo bisogna faticare, impegnarsi; si dicono a voce alta i nostri impegni: la cura per i più piccoli, l’attenzione all’armonia, all’essere fratelli, la costanza e perseveranza nella preghiera. Disponibili, missionari limpidi, e possibilmente santi!
La Veglia si conclude con la Benedizione Eucaristica. Un invito dell’Arcivescovo a farsi sentire, a disturbare, ad avere con lui un dialogo aperto, sincero.
Poi, dopo saluti, foto, sorrisi, parole; lentamente, a gruppi, si lascia la Basilica, chi torna verso la sua parrocchia, chi dà ancora una mano, chi si organizza per i giorni successivi. Se questa fosse una favola si concluderebbe con un per sempre felici e contenti. Ma questa non è una favola, questa è una storia vera, una storia fatta da persone, persone che decidono di impegnarsi e costruire il Paradiso. Giorno per giorno.
Giacomo Gatti