In un pomeriggio invernale al Santuario della Guardia un gruppo di una trentina di giovani e giovanissimi si interrogano sui loro “ricordi di luce”. I ricordi di luce sono quei momenti luminosi nella nostra storia che ci possono aiutare ad andare avanti quando tutto si fa buio, non come gioco psicologico ma come “ricordo della manna nel deserto”, come aiuto per capire che non si è abbandonati ma custoditi sempre, anche nei momenti della prova quando tutto sembra buio. I coraggiosi presenti hanno provato a destreggiarsi con un percorso a ostacoli prima alla luce e poi bendati per cercare di capire con un’esperienza quello di cui si stava parlando e hanno poi postato su un profilo ad hoc di instagram un proprio “ricordo di luce”.
Dopo questa prima attività tutti a dare una mano al nuovo rettore del Santuario, don Andrea, che ci ha chiesto di aiutarlo nello sgombero di alcuni locali che negli anni erano diventati magazzino. E allora ci rimbocchiamo le maniche e iniziamo a spostare, a svuotare. Fa freddo ma il clima offre tepore: si collabora, ci si aiuta e supporta. Si ride tanto, si fatica.
Mentre si lavora iniziano ad arrivare i rinforzi, educatori e aiuto educatori ACR che sono saliti alla fine del loro servizio in parrocchia. Alle 18 ci siamo proprio tutti e si può iniziare sul serio.
Si inizia in auditorium, luci spente, un faro illumina uno specchio. Quello stesso specchio due minuti dopo andrà in frantumi. “In principio fummo specchi.”, inizia così l’introduzione al bivacco. Per due giorni proviamo a ragionare insieme sui pezzi di specchio in cui siano divisi, sulle nostre crepe, su cosa ci impedisce di essere davvero noi stessi e quindi specchi veri di Dio nel mondo. Con i giovanissimi abbiamo lavorato sui pezzi che ci compongono, con i giovani sulle crepe. Per farlo abbiamo usato dei veri e propri pezzi di vetro su cui ciascuno ha scritto e messo dentro un proprio sacchettino.
Tutti questi cocci, pezzi di vita, sono stati depositati ai piedi del Santissimo durante l’adorazione che è iniziata con compieta e durata tutta la notte, a turni. Pezzi e crepe offerti. Nel testo dell’adorazione proposta i ragazzi erano invitati a prendere un sacchetto a caso e pregare per i pezzi dell’altra persona. Così tra un’offerta e una preghiera quelle crepe diventavano non più debolezze ma luogo dell’azione di Dio. “Quando sono debole è allora che sono forte”.
La sera, prima di compieta, il Laboratorio Giovanissimi ha organizzato un bel momento di gioco tutti insieme. Una fusione tra kahoot e mano nera a squadre gestito interamente da loro a cui non possiamo non fare i complimenti.
LabGvs è un’esperienza nuova: 2 giovanissimi da ogni zona della città aiutano l’equipe Giovani nel progettare, creare e vivere i momenti per i giovanissimi. È dare loro in mano il microfono avendo davvero il coraggio della corresponsabilità: senza voltare lo sguardo dall’altra parte ma essendo partecipi delle loro idee, dei loro sogni. Stando loro a fianco come appoggio e non come giudizio. E dovreste vederli.
Il giorno dopo abbiamo ragionato insieme con un deserto interattivo sul vangelo della Samaritana, una donna fatta di tanti pezzi e tante crepe ma che nell’incontro con il Signore riesce finalmente a fare sintesi, a vedere questi pezzi e ad affrontarli sapendo che dall’altra parte non c’è una morale sterile: c’è acqua viva.
Si uniscono a noi gli adulti con cui viviamo insieme la Messa, il pranzo e le conclusioni. Abbiamo incollato i nostri cocci su un cartoncino e ci siamo specchiati. Cosa riflettiamo? Di cosa riempiamo le nostre crepe?
Ci siamo lasciati proprio con queste domande. Ogni nostra piccola azione definisce cosa riflettiamo. Ogni nostro atteggiamento e pensiero a cui diamo voce. Chiediamo davvero al Signore che venga ad abitare le nostre crepe, speriamo di essere in grado di diminuire sempre più per essere sempre più portatori di Luce, perché lo specchio in sé non ha Luce, può portare Luce solo se si orienta completamente verso la fonte di Luce.
Andrea Gatti e Martina Bottaro
Vicepresidenti Giovani diocesani