Un campo dove riscopriamo il legame che ci unisce in Associazione, nella responsabilità e nel servizio a Cristo

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Il campo si è aperto con l’intervento del presidente nazionale AC, Matteo Truffelli, che si è soffermato sull’importanza di ricordare, a cinquant’anni dal nuovo statuto, il significato della scelta religiosa, spesso assimilata al disinteresse politico, la quale invece porta a essere consapevoli della realtà in cui viviamo, poiché “la nostra fede si vive dentro la storia”. Siamo perciò chiamati ad “abitare” il nostro tempo, consci di ciò che esso necessita e soprattutto consapevoli che “fare bene l’AC vuol dire fare bene la politica.”

Il giorno successivo sono intervenuti Dom Gianni Giacomelli, priore di Fonte Avellana, e Rosy Bindi. Il priore ha evidenziato la necessità di un “coraggio del dislocamento”: in questa epoca di “fallimento del mondo” bisogna avere il coraggio e la capacità di muoversi e di cambiare, per essere contemporanei a ciò che si sta vivendo.  Rosy Bindi ha ribadito l’importanza di non essere prigionieri del presente, né ripetitivi nei confronti del passato: è necessario saper accogliere i cambiamenti del futuro, altrimenti si rischia di esserne schiacciati.

Il sabato mattina è stato animato dalla presentazione del maestro e giornalista Alex Corlazzoli, che ha portato esempi su come insegnare ai bambini a essere protagonisti della città. Innanzitutto, bisogna essere consapevoli che “i bambini non sono il futuro, ma sono il presente”: anche loro sono cittadini, sono i protagonisti del presente e per renderli tali dobbiamo fare noi un passo indietro.

Sabato pomeriggio, invece, si è tenuta la lectio divina di Don Marco Ghiazza, assistente centrale, sul Vangelo dell’anno (Mt 25). Don Marco ha ricordato come sia necessario essere responsabili nei confronti del nostro presente, che prepara il nostro futuro: oggi costruiamo il nostro incontro con Dio, ed è nelle nostre relazioni, nel modo in cui stiamo con gli altri, che troviamo Dio.

Il campo si è concluso con l’intervento del responsabile nazionale ACR, Luca Marcelli, che ha riassunto i punti salienti emersi nei giorni precedenti, ribadendo la scorrettezza dell’espressione “non sono cose da bambini”, perché il bene comune è per i bambini. Ha inoltre ricordato che il fine ultimo della formazione è quello di essere capaci di abitare il proprio tempo, riuscendo così a costruire “la città giusta”.

 

Serena Gardinali

Nella preziosa cornice umbra del Santuario de La Salette si è svolto il campo nazionale specializzato ACR, a cui hanno partecipato i responsabili ACR di diocesi da tutta Italia. Cinque giorni intensi di relazioni, laboratori, riflessioni e preghiere: un’occasione unica per confrontarsi e condividere le esperienze di diverse realtà parrocchiali e diocesane, per scoprire tanti modi differenti di camminare nella stessa direzione.

Le giornate del campo sono state caratterizzate dalla presenza di cantieri, scuole, monumenti e municipi, il tutto per entrare nel vivo del tema che accompagnerà l’anno associativo 2019/20: “È la città giusta.”

A conclusione si rientra con in una mano un progetto per aprire un nuovo cantiere e nell’altra gli strumenti adatti per farlo partire, con la consapevolezza di non essere soli nel portarlo avanti e la disponibilità ad accogliere ogni suggerimento di riprogettazione.

 

Lorenzo Buschiazzo

È stata un’esperienza interessante non solo dal punto di vista del membro d’equipe ma anche come cristiano e cittadino. I laboratori e le relazioni hanno chiarito molti dubbi e hanno regalato parecchi spunti e idee per il prossimo anno associativo, ma hanno anche lasciato nuovi interrogativi a cui cercare una risposta non è scontato.

Durante il campo ho respirato un’aria di famiglia e questo l’ho capito soprattutto al termine dei 5 giorni quando per salutarci, forse perché caratterialmente non sono abituato, abbiamo iniziato una serie di abbracci e ringraziamenti anche con le persone con le quali avevamo legato di meno.

Ho trovato il mio primo campo nazionale un evento formativo non indifferente sicuramente da ripetere negli anni a venire!

 

Matteo Di Biase

Il Campo nazionale specializzato è stata una bella occasione di confronto e di formazione, di bella riscoperta del legame che ci unisce in Associazione, nella responsabilità e nel servizio a Cristo, da nord a sud del nostro Paese.
È stata così una settimana per ritornare insieme – nella gioia del ritrovarsi e del condividere – alle radici del nostro essere cristiani laici di AC, nel nostro prenderci cura degli altri e in particolare in ACR, dei piccoli. Una bella spinta all’inizio dell’anno che ci chiama a festeggiare con tutti il 50° compleanno dell’ACR per essere sempre più, ogni giorno, nella nostra povertà umana, evangelizzatori. Per rendere presente nel mondo, in città, là dove siamo, dove i ragazzi vivono, dove il Signore già ha scelto di abitare, quel Regno a cui tutti sono invitati. Grazie a tutti e a ciascuno per questi giorni di fraternità e di ricarica!

 

Alberto Macchiavello

Il campo nazionale rimane una esperienza particolare, anche dopo averlo vissuto più di una volta: alcuni volti cambiano, altri ti accompagnano, ma la cosa particolare è che l’aria di famiglia accorcia ogni distanza e mischia i dialetti di ogni luogo d’Italia. I momenti di ascolto, di laboratorio e di gioco sono la fonte di nuove idee, di divertimento dove scopri le belle diversità e le incredibili somiglianze. La preghiera che accompagna ogni giorno è invece il fulcro del campo e del servizio che ognuno vive, e ci permette di rinfrancarci dopo le fatiche di un anno in vista di uno nuovo.

A conclusione di questo campo, vissuto con quattro compagni di viaggio gran burloni ma pieni di entusiamo, il cammino che ci attende è ancora più bello da preparare e affrontare e sicuramente sarà un ottima carica per chi il cammino lo proseguirà e si ritroverà ancora in famiglia ad un campo nazionale.