Intervista a Gigi De Palo
L’Europa è in crisi, tutti condividono che bisogna cambiare e ognuno propone una sua diversa ricetta. Da dove ripartire?
Credo che non ci sia momento più opportuno e importante da poter sfruttare per rilanciare, finalmente e concretamente, la famiglia come soggetto pubblico fondamentale nella nostra società e nel nostro continente. E, nel contempo, le politiche familiari come strumento per dare nuova linfa a un’Europa che già qualche tempo fa era stata definita ‘vecchia e stanca’ da Benedetto XVI. In un tempo in cui sembra incredibilmente logico dividersi su tutto, litigare su ogni tema e creare polemiche anche strumentali sul destino dell’Unione Europea, la famiglia e tutto ciò che ad essa compete può rappresentare il minimo comune multiplo delle istanze dei vari schieramenti. Ripartire dalla bellezza, quindi, dal bello che c’è nello stare insieme, rilanciando nascite, fiducia nel lavoro, speranze per il futuro attraverso l’elemento che dovrebbe stare a cuore davvero a tutti.
Quali contributi l’Unione Europea può recepire dalla famiglia per diventare una comunità di popoli e quindi popolare e non solo un insieme di persone o di nazioni?
Come mi piace sempre ripetere, è il Paese reale quello che vive la concretezza del quotidiano e sa costruire, rammendare, ricostruire e tessere reti di relazioni e di affinità capaci di cambiare le cose. Anche in famiglia, lo sappiamo bene, capita di litigare, di avere visioni e punti di vista differenti, di scontrarsi su questo o su quell’argomento che in quel momento è ‘centrale’ nella vita familiare. Ma poi, in famiglia, c’è sempre un tempo per fare sintesi e trovare un punto d’incontro che – nell’interesse di tutti – consenta di fare un passo in avanti. Non solo: mai quanto in questo tempo, le reti familiari hanno rappresentato e possono rappresentare al meglio l’emblema della ricchezza che può sprigionarsi se due, tre, dieci, cento, mille famiglie scelgono di mettersi insieme per costruire il Bene Comune. Ciascuna, magari, per il suo ‘pezzetto’; ciascuna con quello che ha da dire e da dare. Ma che, nell’insieme, fa la differenza. Perché la scelta, oggi, è tra sedersi su una poltrona in un Parlamento per gestire norme, denari e strategie politiche e dare la vita per cambiare davvero l’esistenza dei cittadini europei. E la visione che loro hanno delle istituzioni europee.
In un tempo in cui prevale e viene data maggior voce a un egoismo superficiale, com’è possibile riscoprire e far emergere quell’eroismo quotidiano di tante persone e cattolici che silenziosamente lavorano per una vita spesa bene?
Nel modo più semplice possibile: raccontando, condividendo e moltiplicando il bello che si sprigiona dall’esperienza di tanti cattolici silenziosi, senza aggettivi, che sanno trovare punti d’incontro e costruire con le proprie mani il presente di chi c’è e il futuro delle generazioni che verranno. Un’opzione che è possibile anche e soprattutto in politica. Di solito, quando s’incontrano persone speciali, si vivono occasioni speciali, si partecipa a momenti speciali, il cristiano – come avvenne per la Risurrezione – non riesce a tenere dentro di sé, per sé questa bella notizia, ma ha l’impulso di iniziare a gridarla a tutti. Ecco, i mass media, ma anche le comunità social e quelle non virtuali hanno il compito, oggi più che mai, di dare notizia della bellezza che ci circonda, del bello che emerge da azioni e testimonianze di vita di persone che abbiamo vicino. Attraverso il passaparola, con un post su Facebook, in un’intervista su un quotidiano o in tv…sono tanti i modi con cui ciascuno di noi è chiamato, ogni giorno, a rendere ragione della speranza di cui siamo circondati: perché se è vero che fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce, allora noi dobbiamo cercare di far sapere a tutti che la foresta, nonostante quello che si dice in giro di lei, continua a crescere.
Qual è un buon motivo per andare a votare il 26 maggio?
I buoni motivi, di fronte alla prospettiva di un voto, sono sempre più di uno. Innanzitutto, non dobbiamo dimenticarci del privilegio che abbiamo nel poter esprimere un nostro parere sulle istituzioni che sempre più avranno in mano il ‘pallino’ nella vita di tutti i giorni di persone e famiglie. In secondo luogo, non possiamo trascurare l’importanza di essere presenti e partecipi alla vita politica del nostro Continente: se non abbiamo la possibilità o la ‘vocazione’ a un ruolo politico attivo, credo che possiamo quantomeno dire la nostra sull’Europa che vogliamo per noi e per i nostri figli: il voto è anche questo. Infine, mi piace ricordare che l’Europa unita nasce dall’intuizione – realizzata – di tre uomini straordinari, De Gasperi, Schuman e Adenauer. Tre figure che oggi, probabilmente, farebbero molto comodo per rilanciare il gradimento sulle istituzioni continentali, ma che abbiamo il compito di ringraziare e ricordare, anche e soprattutto non lasciando sciupare il loro sogno: un’Europa autenticamente popolare, capace di assicurare alle nuove generazioni benessere, prosperità, pace, speranza e ‘profumo di futuro’.
* Gigi De Palo nato 42 anni fa, è marito di Anna Chiara e padre di 5 figli. Dal 2015 Presidente Nazionale del Forum delle Associazioni Familiari
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