Le associazioni: la famiglia, «start-up» d’Italia — da Avvenire 15 Maggio 2016 —
Matteo Truffelli
presidente nazionale Azione cattolica
presidente nazionale Azione cattolica
Vorrei dire innanzitutto che il tema famiglia deve unire il Paese e non dividerlo su fronti ideologici. Poiché il futuro delle famiglie è il futuro dell’Italia.
A partire da questa consapevolezza, chiedo alle istituzioni democratiche che guidano il Paese il riconoscimento e la promozione della famiglia come cellula fondamentale della società, chiave del futuro, snodo per la sfida educativa.
Penso in particolare alla necessità ormai impellente di una fiscalità e di un welfare nuovi a sostegno delle famiglie, tutte le famiglie, in particolare quelle con più figli e quelle che sempre più di frequente si fanno carico da sole dei propri anziani o dei familiari con disabilità. Servono inoltre politiche di sostegno ai tanti giovani che una famiglia intendono costruirla, ma sono frenati da condizioni di precarietà e carenza di lavoro.
In un Paese come il nostro, di fatto in decrescita demografica, occorre dare ai giovani la possibilità di scommettere sul proprio futuro. Il nodo della disoccupazione giovanile è centrale: strangola le famiglie e con esse strangola il domani dell’Italia. Serve un piano per l’occupazione giovanile, recuperando risorse dagli sprechi della spesa pubblica e dalla lotta all’evasione fiscale e alla corruzione.
La famiglia, a sua volta, deve ritrovare una nuova capacità di protagonismo, imparando a riscoprirsi tessuto di relazioni che generano vita, crocevia di impegni e di responsabilità, trama di concreta accoglienza dell’altro e, per questo, insostituibile scuola di umanità, di socialità. In tal senso, sono di straordinario esempio le tante famiglie italiane che ogni giorno si spendono con generosità per altre famiglie che piene di sofferenze ma anche di speranza arrivano nel nostro Paese in fuga da conflitti e povertà.
Si tratta di aiutare le famiglie ad aprirsi e a non ripiegarsi sulle proprie difficoltà, o a pensarsi come spazio di protezione che può bastare a se stesso, aiutarle a sentirsi parte di una più ampia realtà di relazione da cui ricevere sostegno ma dentro la quale imparare a stare nell’assunzione di responsabilità condivise.
A partire da questa consapevolezza, chiedo alle istituzioni democratiche che guidano il Paese il riconoscimento e la promozione della famiglia come cellula fondamentale della società, chiave del futuro, snodo per la sfida educativa.
Penso in particolare alla necessità ormai impellente di una fiscalità e di un welfare nuovi a sostegno delle famiglie, tutte le famiglie, in particolare quelle con più figli e quelle che sempre più di frequente si fanno carico da sole dei propri anziani o dei familiari con disabilità. Servono inoltre politiche di sostegno ai tanti giovani che una famiglia intendono costruirla, ma sono frenati da condizioni di precarietà e carenza di lavoro.
In un Paese come il nostro, di fatto in decrescita demografica, occorre dare ai giovani la possibilità di scommettere sul proprio futuro. Il nodo della disoccupazione giovanile è centrale: strangola le famiglie e con esse strangola il domani dell’Italia. Serve un piano per l’occupazione giovanile, recuperando risorse dagli sprechi della spesa pubblica e dalla lotta all’evasione fiscale e alla corruzione.
La famiglia, a sua volta, deve ritrovare una nuova capacità di protagonismo, imparando a riscoprirsi tessuto di relazioni che generano vita, crocevia di impegni e di responsabilità, trama di concreta accoglienza dell’altro e, per questo, insostituibile scuola di umanità, di socialità. In tal senso, sono di straordinario esempio le tante famiglie italiane che ogni giorno si spendono con generosità per altre famiglie che piene di sofferenze ma anche di speranza arrivano nel nostro Paese in fuga da conflitti e povertà.
Si tratta di aiutare le famiglie ad aprirsi e a non ripiegarsi sulle proprie difficoltà, o a pensarsi come spazio di protezione che può bastare a se stesso, aiutarle a sentirsi parte di una più ampia realtà di relazione da cui ricevere sostegno ma dentro la quale imparare a stare nell’assunzione di responsabilità condivise.