di Lorenzo Curinga
Sono queste le parole con cui Mons. Mansueto Bianchi, nuovo assistente generale dell’AC, ha definito gli aderenti all’Azione Cattolica, riferendosi all’immagine dell’asino su cui Gesù entrò a Gerusalemme. “Non siamo eccezionali, come i cavalli di razza, di solito non compariamo nei monumenti equestri, siamo anche un po’ grigi, ma tenaci, e soprattutto desideriamo con tutto il cuore portare il Signore dentro la città”. La scoperta della figura entusiasta e coinvolgente di Mons. Bianchi è stata sicuramente una delle esperienze più forti che vissute in questi giorni a Roma quando, presidenti e assistenti parrocchiali da tutta Italia, abbiamo avuto la grazia di partecipare all’udienza con il Santo Padre. Due giorni particolarmente intensi in cui abbiamo raggiunto a Roma i delegati all’assemblea generale per vivere con loro la conclusione di questo importante momento associativo e di Chiesa. Da Genova eravamo una quarantina di persone che, in pieno spirito unitario, rappresentavamo tutte le fasce di età. Chiacchierando sul pullman durante ritorno (il viaggio è stato condiviso con alcuni amici di La Spezia) molti hanno sottolineato ancora una volta la bellezza dell’essere un’associazione unita trasversalmente dai ragazzi agli adulti in cui lo scambio dei rispettivi carismi ci cementa sempre più nella Chiesa del Signore.
Probabilmente il “bagno” di folla sotto la pioggia torrenziale nelle due ore di coda che abbiamo fatto per entrare nell’aula Paolo VI, ci voleva ricordare la Grazia dell’acqua battesimale ma assicuro il lettore che questo collegamento lì per lì non è stato così immediato, specie quando siamo passati sotto la grondaia del colonnato del Bernini… Appena finalmente siamo entrati però siamo stati accolti (e asciugati) dal calore degli oltre settemila presenti con cui siamo diventati subito un cuor solo.
Facendo un po’ di ordine tra le emozioni e le riflessioni che rimbalzano tra le parole donateci da Mons. Bianchi, dal nostro Card. Bagnasco e dal Santo Padre Papa Francesco, vorrei sottolineare il filo comune della missionarietà: dobbiamo portare la gioia del Vangelo delle Beatitudini essendo luce del mondo nelle strade delle nostre parrocchie. Il messaggio ricevuto dal papa è chiaro: “Questa è la scelta che oggi fa l’Azione Cattolica. Anzitutto le parrocchie, specialmente quelle segnate da stanchezza e chiusure – e ce ne sono tante. Parrocchie stanche, parrocchie chiuse… ce ne sono! Quando io saluto le segretarie parrocchiali, domando loro: ma Lei è segretaria di quelli che aprono le porte o di quelli che chiudono la porta? Queste parrocchie hanno bisogno del vostro entusiasmo apostolico, della vostra piena disponibilità e del vostro servizio creativo. Si tratta di assumere il dinamismo missionario per arrivare a tutti, privilegiando chi si sente lontano e le fasce più deboli e dimenticate della popolazione. Si tratta di aprire le porte e lasciare che Gesù possa andare fuori. Tante volte abbiamo Gesù chiuso nelle parrocchie con noi, e noi non usciamo fuori e non lasciamo uscire fuori Lui! Aprire le porte perché Lui vada, almeno Lui! Si tratta di una Chiesa “in uscita”: sempre Chiesa in uscita.“ Poco prima anche il Card. Bagnasco ha sottolineato con fermezza come l’Azione Cattolica debba “andare, allargare e approfondire” la sua vicinanza alla gente portando Gesù a tutti con la forza della Grazia. Sicuramente noi genovesi abbiamo la responsabilità ma anche il dono di poter vivere questo impegno in piena comunione direttamente con il nostro pastore.
L’abbraccio che Franco Miano, presidente nazionale uscente, ha scambiato con il Santo Padre, è stato l’abbraccio di tutti noi alla Chiesa, un abbraccio intenso e riconoscente, saldo e fedele.
Le aspettative che avevamo prima di partire per Roma, i desideri chiusi dentro al nostro cuore, sono stati ampiamente esauditi: ci aspettavamo di vivere un momento forte di condivisione associativa e di ricevere un mandato importante dal papa che confermasse il nostro impegno di laici corresponsabili alla vita della Chiesa. Il papa ci ha lasciato tre verbi: RIMANERE, ANDARE, GIOIRE. Rimanere con Gesù, andare fuori dalle chiese, gioire ed esultare sempre nel Signore! Essere persone che cantano la vita e che cantano la fede.
L’impegno quindi che ci portiamo a casa è quello di trasmettere a tutti che il Signore non vuole parrocchie stanche, chiuse in sé stesse nella serietà formale, non vuole cristiani che siano statue da museo, ma dobbiamo andare ai crocicchi delle strade vivendo e diffondendo la gioia del Vangelo!
La preghiera conclusiva che il papa ci ha donato sia il nostro progetto di vita:
Chiediamo al Signore, per ognuno di noi, occhi che sanno vedere oltre l’apparenza;
orecchie che sanno ascoltare grida, sussurri e anche silenzi;
mani che sanno sostenere, abbracciare, curare.
Chiediamo soprattutto un cuore grande e misericordioso, che desidera il bene e la salvezza di tutti.